The Estate Agent (IT)
Lingua:
- italiano
translated from English / traduzione dall’originale inglese
Prima pubblicazione:
- 29/03/2016
Parole:
- 2683
Personaggi:
- Harry Styles
- Louis Tomlinson
- Zayn Malik (menzionato)
- Gemma Styles (menzionata)
- Ex ragazzi (menzionati)
Tags:
- AU
- menzione di violenza nel passato
- menzione di bullismo nel passato
- tipo Stockholm Syndrome?
- perdita di memoria
- ERO A BABY OKAY
Lui era lì. Il ragazzo che gli aveva rovinato la vita. Era di fronte a lui e adesso era un uomo adulto. Anche lui era cresciuto quindi magari non l’aveva riconosciuto. Ma lui sì, oh sì, l’aveva riconosciuto. Come avrebbe potuto non riconoscere quegli occhi verde brillante, quei ricci color cioccolato? Fece subito un sorriso forzato e lo accompagnò nell’appartamento, cercando di essere professionale come sempre.
-Benvenuto Signor Styles.-
-Grazie.- l’uomo lo guardò con un’espressione incuriosita. -Ci conosciamo? Mi sembri familiare.-
-Credo proprio di no.- rispose Louis abbassando la testa per non mostrare la tristezza e la sua espressione da bugiardo che, a sentire i suoi familiari e gli amici, era abbastanza ovvia. Cominciò a mostrare la casa ad Harry per evitare l’argomento. Era un appartamento di lusso Londinese, con tutti i comfort e una bellissima vista. Louis era un agente immobiliare e vendeva case di lusso per un’agenzia. Ovviamente l’agenzia vendeva anche appartamenti più economici, ma il suo compito era quello. Aveva cominciato dalla base della catena e in qualche modo, lavorando tanto, era arrivato in alto. Aveva cominciato a diventare un uomo ricco, ma a lui non piaceva il termine, preferiva “uomo d’affari” perché aveva un’assistente. E sì, era così infantile (forse è per questo che aveva un’assistente…).
-E poi, questa è la sala.-
La stanza era il “must” dell’appartamento grazie alla parete interamente di vetro che faceva entrare una gran quantità di luce e che offriva una vista spettacolare della città a tutte le ore del giorno e della notte. Harry, infatti, ne rimase colpito. Per qualche minuto restarono in silenzio a guardare la città.
-Gli agenti immobiliari di solito fanno un sacco di domande, anche personali, ma tu no.-
-Immagino sia perché non mi piace essere invadente.- Louis ci pensò su, di solito lo faceva anche lui, è una tecnica per vendere, ma Harry… beh, in realtà non voleva sapere niente di lui.
-Mi conosci, non è vero?- disse deciso Harry, dopo un altro silenzio.
-Cosa? Scusi signore, ma no, non la conosco.-
-Ma mi hai chiamato “Signor Styles” prima, quindi mi conosci. Perché quello è il mio nome.-
-Era scritto sul foglio che mi hanno dato.- provò Louis, anche se non si ricordava di averlo letto. Altrimenti avrebbe riconosciuto il nome e si sarebbe preparato in anticipo.
-No, non c’era. Il mio…- si interruppe e respirò profondamente. -Un’altra persona ha riempito i moduli per l’agenzia e ha lasciato solo il suo nome.-
-Oh. Allora immagino non abbia più senso fingere…- Louis esitò prima di aggiungere: -Harry.-
Harry sorrise dolcemente. -Lo sapevo che avevi un qualcosa di familiare. Mi sembra di ricordare la tua faccia… è decisamente un progresso! Eri importante per me, vero?-
Louis ripensò al tempo del liceo. Importante un corno. Harry l’aveva bullizzato per anni, quindi che di cosa stava parlando? -Per… Perché parli in questo modo? Se mi hai riconosciuto allora dovresti sapere chi sono.- Louis corrugò le sopracciglia, confuso, ma si stava anche scocciando per il comportamento dell’altro.
-Ooh, quindi non lo sai che…-
-Che? Che cosa?- lo pressò Louis, cercando di non alzare la voce.
-Io… scusa, non ti arrabbiare.- Harry sussultò all’espressione arrabbiata di Louis e cercò un modo per spiegare le cose che non sembrasse stupido. Giochicchiò inconsciamente con le dita e guardò l’uomo di fronte a lui. Quegli occhi azzurri volevano una spiegazione e lui sentiva di dovergliela, quindi decise di darsi un’occasione e provare a parlare. -Io, uh… È successo un brutto incidente l’anno scorso e io ho perso la memoria. Tipo tutto. Ancora non mi ricordo niente di ciò che è successo prima dell’incidente. I dottori hanno detto che sarei stato in grado di ricordare tutto ma per quanto la mia famiglia e i miei amici abbiano tentato di aiutarmi non è successo. So solo quello che mi hanno raccontato loro. È per questo che mi ritrasferisco qui. Speriamo che stando nei posti della mia infanzia la situazione migliori, che io possa riprendere almeno qualche pezzetto di memoria. E tu… mi dispiace, non so chi tu sia, ma mi ricordo te. Mi ricordo la tua faccia, i tuoi occhi… E sento che eri importante per me.-
-Io non ero nessuno per te. Non ero nient’altro che un sacco da box!- Louis esclamò con rabbia. -Tu mi odiavi.-
Harry spalancò gli occhi, scioccato. Senza capirne il motivo chiese, esitante: -Tu… Mi odiavi anche tu?-
Louis voleva davvero rispondere di sì, ma guardando gli occhi di Harry non poté fare altro che scuotere la testa e lasciar fluire le parole. -Io… No, non avrei potuto. Avevo una cotta per te pazzesca, non riuscivo ad odiarti nemmeno quando mi insultavi e mi prendevi a pugni. Odiavo me stesso perché ero così tanto innamorato di te e tu non facevi altro che farmi male.-
-Dio, uh… Mi dispiace! Io non…- Harry si fermò e sussurrò: -Ero uno stronzo, eh? Non me l’hanno detto questo.- sospirò e guardò Louis per qualche secondo. Un ricordo di loro al liceo si formò nella sua testa e, oh, non era esattamente odio quello che aveva provato per il ragazzo. Ma come poteva farsi perdonare dopo tutto quel tempo?
Louis non rispose. Non ce n’era bisogno. Era un garbuglio di sentimenti contrastanti. Faceva fatica a stare in piedi. Una parte di lui non l’aveva mai dimenticato ed era ancora innamorata di Harry, un’altra aveva imparato ad odiarlo e l’ultima provava una sorta di compassione per via dell’incidente. Non sapeva se stesse per mettersi a piangere o per tirare un pugno all’uomo di fronte a lui.
-Possiamo parlare?- chiese Harry, ancora esitante.
-Non lo so.- rispose in fretta Louis, ancora perso nei suoi pensieri.
-Sì, io… Lo capisco. Beh, dovrei andare ora… Penserò all’appartamento, è…- l’uomo stava andando verso la porta.
-Aspetta!- Louis lo fermò avvicinandosi di qualche passo. -Io…- non sapeva esattamente cosa dire. Lo sguardo di Harry era speranzoso. -Io non so cosa provo per te ora, ma se parlare con me ti può aiutare allora, forse, va bene.-
-Che ne dici di un caffè?- suggerì Harry con un sorriso timido.
Louis annuì e sorrise, un po’ imbarazzato. I due uscirono dall’appartamento per dirigersi verso un bar, camminando in silenzio. Entrambi cercavano di capire quali fossero i propri sentimenti e che cosa avrebbero fatto. Anche se per ragioni completamente diverse era difficile per ciascuno di loro. Louis non sapeva cosa avrebbe detto ad Harry. Poteva dirgli la verità? Che era stato il più grande stronzo che avesse mai conosciuto? Probabilmente avrebbe dovuto ma non voleva ferirlo ulteriormente, ne aveva già passate abbastanza. E, onestamente, quando gli era uscita quella frase sul sacco da box aveva notato come gli occhi di Harry si erano spalancati dallo stupore e non voleva davvero rivedere quell’espressione. Inoltre, non aveva mai superato quella cotta e vedere Harry di nuovo, cresciuto e bello… Praticamente si era innamorato a prima vista. Di nuovo. Harry, invece, tornava indietro con la memoria a quei pochi momenti che gli erano chiari e rivedeva tutte quelle nuove informazioni. Affondò nelle emozioni che aveva provato allora, ma le cose erano cambiate, non era più quel ragazzino e non avrebbe più reagito allo stesso modo. Tutto quello che doveva fare era cercare di spiegare le cose a Louis e sperare che non si arrabbiasse troppo. Sicuramente si sarebbe arrabbiato, e giustamente, ma forse gli sarebbe passata in fretta. I due arrivarono ad un bar e ordinarono due caffè. All’inizio fu molto strano: entrambi volevano fissare l’altro senza essere visti. Che era abbastanza difficile da fare, perciò si lanciavano uno sguardo ogni tanto, arrossivano, sorridevano e spostavano lo sguardo su altre cose, in contemporanea, per un paio di minuti. Finché Harry si decise a parlare.
-Ho 28 anni, tu 30. Dovremmo smettere di comportarci come bambini.-
-Non è esattamente una situazione facile…-
-Lo so, ma credo che dovremmo parlarne.-
-Certo, okay, che cosa vorresti sapere?-
-Non lo so… Io…- Harry non sapeva cosa dire ma improvvisamente gli venne un’idea. -Ho un’idea. Ma prima voglio sapere di te. Quando hai finito il liceo sei andato in un college a Londra, giusto?-
-Sì. E tu te ne sei andato due anni dopo, a New York.-
-Yep. Che cosa hai fatto?-
-Ho studiato economia e mi sono laureato e dopo circa un anno ho cominciato a lavorare per la Royal Real Estate Agency. E sono abbastanza bravo, perciò promozione dopo promozione, sono arrivato qui.-
-E hai avuto delle… relazioni?-
Louis fu colto di sorpresa dalla domanda ed esitò. -Io… Sì, ho avuto un ragazzo per un po’ all’università, ma, uh, sì. E ho… ho avuto qualche, uh, avventura, se contano nella tua domanda. E tu?- Louis non si era accorto che Harry aveva ricordato la sua età e del college e né che non aveva reagito in alcun modo quando aveva menzionato un ragazzo. Harry sorrise e rispose, senza farglielo notare.
-Io non so esattamente che cosa ho fatto, ma mi hanno detto che ho studiato medicina e lavoravo come ricercatore. Adesso non posso lavorare siccome non ricordo niente, perciò non sto facendo niente. Apparentemente al college ho avuto una ragazza e poi mi sono fatto qualche domanda e ho iniziato a frequentare ragazzi. Avevo un fidanzato al lavoro. È un chimico, ma mi ha lasciato perché non sapeva come gestire la perdita di memoria.-
-Sei gay?- chiese Louis, ignorando tutto il resto. Stava cercando di non arrabbiarsi, ma era difficile. Harry lo sapeva.
-Sì.-
-Perciò sei quel tipo di stronzo.-
-Ero.-
-Non ci credo. Mi hai mandato in infermeria tutte quelle volte perché ero out. Perché eri gay anche tu. Eri geloso o qualcosa del genere?-
-Io… Non mi ricordo cosa provassi.- Harry mentì. -Mi dispiace.- Abbassò la testa e si mise a giocare con le dita. Almeno quella parte era vera.
-Io sono… Non so cosa dire. Davvero, tu… Dio mio.- Louis nascose la faccia nelle mani e cercò di portare ordine nella sua testa. Ma non poteva. Non ci riusciva.
-Ho mentito.- Ammise Harry e chiuse gli occhi come se si stesse aspettando un ceffone. Louis sospirò, esasperato. -In realtà mi sto ricordando delle cose di te. Io… Io me lo ricordo.-
Le mani di Louis caddero sulle sue gambe e il suo sguardo si diresse direttamente negli occhi di Harry, ora socchiusi. Si alzò balbettando qualcosa sull’avere bisogno di aria fresca e uscì dal bar. Non voleva sapere cosa Harry si era ricordato di lui. Harry si diresse lentamente al bancone e pagò entrambi i caffè. Si girò a controllare dove fosse Louis e sospirò profondamente.
La ragazza alla cassa sorrise. -Problemi di cuore?- chiese dolcemente.
Lui si girò verso di lei senza guardarla davvero. -Sì, qualcosa del genere, ma è colpa mia. Sono stato uno stronzo.-
-È già un passo avanti, riconoscere che lo sei stato.- rise.
-Ma è complicato. Ero uno stupido ragazzino innamorato, spaventato dai suoi stessi sentimenti verso un altro ragazzo e invece di risolverli l’ho trattato di merda. Non posso certo dare la colpa a lui se mi odia, solo… Non so come dirglielo.- Harry si fermò a guardare le sue stesse mani, non notando così la ragazza, il cui sguardo era fisso dietro di lui da quando aveva cominciato a parlare. Louis era tornato dentro al bar e ed era arrivato dietro di lui nel momento in cui aveva detto di essere stato uno stupido ragazzino innamorato. -In un certo senso,- sussurrò Harry -credo di amarlo ancora.- realizzò in quel momento che Louis era la chiave di tutto. Gli avevano detto che quando qualcuno perde la memoria e non si ricorda nulla anche se non c’è un danno e quindi può farlo, è perché c’è qualcosa che non vuole ricordare. Lui forse non voleva ricordare quei sentimenti mai processati. Non voleva ricordare come aveva trattato l’altro ragazzo. Ma vederlo, parlargli, aveva fatto tornare tutto comunque, piano piano. -Non so se dovrei dirglielo, e non so come.-
-Beh,- la barista si fermò a guardare alternativamente i due ragazzi. -Penso che tu l’abbia appena fatto.-
Harry spalancò gli occhi dalla sorpresa. Si rese conto della presenza di Louis dietro di lui e si girò lentamente. Louis era lì in piedi, pietrificato, senza sapere cosa fare o dire.
-Cosa… Quanto hai sentito?-
-Penso, praticamente tutto.-
-Oh. Quindi, ora… Che si fa?-
-Non lo so. Facciamo un giro, c’è un posto che voglio farti vedere.-
Harry sorrise davvero per la prima volta quel giorno e Louis poté finalmente vedere di nuovo le sue fossette, dopo 12 anni (in cui le aveva sognate). I due salutarono la ragazza e uscirono. Louis condusse Harry fino al loro vecchio liceo.
-Era il tuo primo giorno.- cominciò Louis, appoggiandosi al cancello. -Eri solo un bambino, avevi 14 o 15 anni. Io ero lì,- indicò un punto a lato del portone d’ingresso, dall’altra parte del cortile. -con un mio amico, Zayn. È ancora il mio migliore amico. Pelle scura, capelli neri, aria da duro?-
Harry scosse la testa. Non se lo ricordava. Louis andò avanti a parlare.
-Tua madre parcheggiò nella strada e tu scendesti dalla macchina appiccicato a tua sorella Gemma. Lei la conoscevo già, era in uno dei miei corsi. Era esasperata da te perché eri spaventato.- Louis ridacchiò e Harry cominciò a ricordare piccole cose, mentre lui parlava. -Eri così carino con quegli enormi occhi verdi che luccicavano e i tuoi ricci che sembravano più o meno un cespuglio. Ti indicai addirittura a Zayn. Non so se mi hai notato quel giorno. Ti ho osservato per un po’. Ti sei fatto alcuni amici i primi giorni, stavi bene, poi un giorno ti ho visto con i bulli. C’erano Steve e Ryan… Non so come fossi entrato nel gruppo, ma hai lentamente cominciato a diventare uno di loro. Ho avuto paura, perché avevano provato a picchiarmi perché ero gay, ma avevo reagito e non era più stato un gran problema, ma loro avevano la mia età e tu eri più piccolo e così bello… Avevo paura che se ci avessi provato tu non sarei stato in grado di reagire. E ad un certo punto l’hai fatto. Zayn ha sempre detto che ero un idiota e aveva ragione, ma non volevo farti male… Mi stavo innamorando di te, dal primo giorno. In quei pochi anni ti ho lasciato fare quello che volevi. Io e Zayn finimmo la maturità, insieme a tua sorella. Siamo andati tutti allo stesso college, ma due anni dopo, quando feci tu la maturità, la tua famiglia si trasferì a New York. Lo so grazie a Gemma, ma poi ho perso i contatti con lei. Con te.-
Harry guardava lui e la loro vecchia scuola, assorbendo le sue parole e tutti i ricordi che stavano riaffiorando. Stava riprendendo quasi tutto. Si ricordava della scuola e di Gemma e dei suoi amici. Finalmente si ricordava le cose che sua sorella gli aveva detto che avevano fatto insieme.
-Potresti… Per favore, potresti tenermi la mano?- Harry stava tremando per la grossa quantità di informazioni che gli stavano tornando in mente in così poco tempo. Louis gli prese la mano senza esitare. -È troppo per me.-
Louis lo abbracciò e lo consolò. -Va tutto bene Harry. Va tutto bene. So che è pesante da ricordare. Prenditi il tuo tempo, non ti preoccupare. Andrà tutto bene.-
-Mi dispiace. Mi dispiace così tanto Louis!-
-Va tutto bene, è passato tanto tempo. Siamo diversi adesso.-
-Non così tanto. Tu sei ancora quel meraviglioso e bellissimo ragazzo di cui mi sono involontariamente innamorato. Quello che è cambiato è che adesso mi va bene.-
Louis era felice che fossero ancora abbracciati così Harry non poteva vederlo arrossire. Lasciarono la presa e ripresero a camminare in silenzio. Louis con nonchalance riprese la mano di Harry nella sua e non la lasciò più. Ripassarono vicino all’appartamento che Louis aveva mostrato ad Harry qualche ora prima e Louis gli chiese cosa ne pensava.
-È molto bello, ma è troppo grande per me. Dovevo venire qui con il mio ragazzo. È stato lui ha trovarlo…-
-Ne troverai un altro.- sorrise.
-Un altro appartamento o un altro ragazzo?-
Louis rise. -Vedi tu.-
-Okay… Allora, vorresti uscire con me? Tipo un appuntamento?-